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Natale: il Dio delle briciole

“Fu Erich Fromm a dire che le persone felici sono quelle che affrontano l’intero corso della loro vita come un processo di nascita, così rompendo con la grammatica più comune che vuole che ciascuno nasca una volta sola, che gli è data una sola grande opportunità e che percorre un’unica strada prima di precipitare in un inevitabile crepuscolo. Sosteneva Fromm che un simile modo di pensare genera un effetto devastante: quello di vedere tante persone morire senza nemmeno essere arrivate a nascere. In effetti, davvero la sfida lanciata all’essere umano è quella di portare a termine la propria nascita. In questo, noi umani ci differenziamo dalle altre creature, che in poco tempo sono già completamente quel che sono. Noi, invece, siamo incompiuti; riceviamo l’esistenza come dono, ma anche come compito che solo progressivamente viene realizzato; viviamo nel decorrere del tempo il processo lentissimo del nostro proprio parto (processo pieno di progressi e di ritorni indietro); per buona parte del tempo ci occupiamo di briciole ed esperienze provvisorie, contingenti e parziali; e abbiamo bisogno di tanti anni (e di molto lavoro interiore) per giungere a esprimere quello che in noi c’è di originale. Ma sarebbe insensato disertare il cammino solo perché in molte tappe non riusciamo a scorgere la meta. E sarebbe uno spreco non essere grati, oggi, per il sapore delle briciole che ci vengono servite solo perché ci eravamo costruiti un’immaginaria idea della totalità”.

Condivido con voi questo scritto comparso su Avvenire qualche tempo fa. Quando l’ho letto, immediatamente ho pensato al Natale.

Ogni anno ritorna questa festa, ogni anno celebriamo il Natale di Gesù, non per farne una commemorazione storica, ma perché il Natale diventi anche per noi occasione, motivo e slancio per una rinascita, per poter ripartire, per poter continuare il nostro cammino verso il compimento della nostra vita.

A volte ci sentiamo briciole in questo mondo, spesso, come le briciole, ci sembra che qualcuno o qualcosa (ad esempio le guerre, le calamità o le malattie…) voglia sbarazzarsi di noi; siamo inutili, per qualcuno siamo fastidiosi, per altri contiamo poco, per le logiche dominanti nel mondo siamo nullità.

Eppure Gesù che viene al mondo nel Natale potremmo proprio definirlo “il Dio delle briciole”. Nasce da una famiglia di poco conto, in un paese piccolo, il “più piccolo tra i capoluoghi di Giuda”. Nasce mentre l’imperatore Augusto vuole censire e contare tutte quelle “briciole” di persone che gli sono sottomesse. Nasce in un alloggio di fortuna, e i suoi primi visitatori sono le briciole dell’umanità: poveri pastori. Nasce per prendersi cura di noi, le sue briciole.

Penso che sia questo il bello del Natale: un Dio a cui non interessano gli arrivati, non interessano quelli che contano, non interessano gli scalatori sociali. Un Dio che nasce qui sulla terra, come una briciola, per prendersi cura di noi sue briciole… In tutta questa disarmante semplicità è racchiuso il mistero del nostro cammino, della nostra incompletezza che trova il suo senso più profondo. Briciole di pace, briciole di perdono, briciole di condivisione, briciole di semplicità, briciole di condivisione, briciole di amore, briciole di fede…è questo ciò che serve all’umanità.

Un giorno alla donna Siro Fenicia del Vangelo che, straniera, chiese aiuto per sua figlia e a Gesù disse che anche i cagnolini si sarebbero sfamati delle briciole che fossero cadute dalla mensa dei padroni, lui rispose: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».

Eccoci allora, un’altra volta a Natale, ciascuno con il suo cammino, i suoi desideri, con le sue soddisfazioni, le sue cadute, i suoi successi e i suoi piccoli o grandi fallimenti. Noi che nonostante tutto, nonostante i nostri quotidiani, possediamo con certezza una speranza inconfutabile; è quanto afferma a ciascun nostro cuore il Natale di Gesù. Più ci sentiamo piccole briciole, più possiamo considerarci grandi nella fede; più ci sentiamo incompiuti, più è il Natale di Gesù a poterci compiere, più ci sentiamo in cammino, più dovremmo considerarci vicini alla meta!

Buon Natale!

                                                   Don Giovanni