COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

Bevera

Bulciago

La parola del parroco

Quanto sono amabili le tue dimore

Quanto sono amabili le tue dimore
Signore degli eserciti!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli, 

presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.

Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

 

Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;

anche la prima pioggia
l’ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.

Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell’integrità.

Signore degli eserciti,
beato l’uomo che in te confida.

Alla viglia della partenza per il pellegrinaggio in Terra Santa mi soffermo su questo salmo, il salmo 83. È uno dei salmi, insieme a quelli delle “ascensioni”, che parlano del viaggio, o meglio del pellegrinaggio che ogni anno ogni pio israelita doveva compiere, e se non ogni anno, almeno una volta nella vita, a Gerusalemme, la città Santa.

Colpiscono molto i sentimenti iniziali espressi dal salmista: “L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore”. Sono parole cariche di sentimento, di affetto, verso Dio e verso il suo tempio. Indicano il desiderio di stare con Dio, di abitare nella sua casa; nell’immagine tenera degli uccelli che fanno nido tra le colonne del tempio del Signore, si scorge la profonda spiritualità di coloro che vorrebbero stare sempre con lui e donare a lui tutto se stessi. Il pellegrino descritto nel salmo si intuisce essere non è ancora cominciato, eppure si ha già ben presente la meta: la casa del Signore.

Se queste parole possono sembrare legate più a una scelta di vita consacrata o di radicalità esclusiva per Dio, in realtà esprimono una quotidianità pervasa dal senso della sua presenza. Il viaggio di cui si parla è senz’altro un viaggio concreto, verso la città Santa, ma fa trasparire la volontà anche di un viaggio più profondo. È curioso il fatto che fino al 2008 la traduzione ufficiale della CEI del versetto oggi parafrasato con “Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore”, fosse diversa. Diceva infatti: “Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”. Viene da chiederci allora se si tratti di un viaggio fatto su strada o se un viaggio fatto nel cuore.

Mi piace pensare che queste due realtà non siano contrapposte, ma che invece possano andare di pari passo.

Ci accorgiamo talvolta che nella nostra vita spesso succede che con l’avanzare dell’età, del mutamento delle condizioni di salute o della capacità di mobilità, fisicamente non si possa più viaggiare, ecco che allora – come l’antica traduzione del versetto chiariva – colui che possiede anche solo nel desiderio le “vie del Signore” nel proprio cuore sia in grado di percorrere chilometri di viaggio nello spirito, con vivacità di fede, amore per ogni creatura, saggezza, capacità di rileggere la vita in modo profondo: insomma si avvera un modo diverso di camminare che diventa fondamentale per dare un autentico senso alla vita e alla relazione con Dio.

Può succedere invece – d’altro canto – che atleti perfettamente in forma o anche uomini e donne di qualsiasi età, senza nessun problema di movimento, mentre se da un lato sono disposti a percorrere in lungo e in largo ogni continente della terra, nel loro cuore, al contrario, non si spostino neanche di un millimetro.

Ci sono poi altre espressioni che mi fanno riflettere nel salmo e le condivido con voi.

“Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente”.

Questa è senz’altro la capacità di rileggere ogni cosa che capita nell’esistenza alla luce della fede. Con il Signore anche le cose complicate trovano il loro perché. Il dolore tempra, la fatica fa crescere, le difficoltà ci fanno scoprire i nostri punti di forza, la sofferenza rivela la nostra sensibilità; con Gesù anche la Croce – strumento di morte –  è diventata via per la Risurrezione! Davvero con san Paolo possiamo dire che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

“Anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni”.

Qualche anno fa il nostro arcivescovo intitolava la sua lettera pastorale “la situazione è occasione”. Ecco che anche questo salmo può indicarci ciò. La pioggia, che potrebbe essere occasione di lamentela, perché dà fastidio, fa sospendere degli eventi, crea disagi, può diventare così occasione di benedizione perché irrora la terra, fa germogliare i frutti, dona freschezza….

Con il Signore, colui che vive da pellegrino, osa vedere ogni cosa con occhi nuovi.

Certamente questo Salmo così antico rivela che tutta la vita può essere vista come un pellegrinaggio.

Ha un punto di partenza, un cammino, dei compagni di viaggio, delle difficolta da affrontare, una meta….

Così l’anno liturgico, così la Quaresima, così il Tempo Pasquale, ma anche il mese di maggio, nel nostro pellegrinare nelle varie case, cortili e vie delle nostre tre parrocchie per le Messe e il Rosario può essere visto come un cammino.

La vita intera della parrocchia e della Comunità Pastorale è espressione di un pellegrinaggio.

La vera meta però di ogni pellegrinaggio non è il luogo che si visita. Anche noi, che adesso stiamo partendo in 50 per la Terra di Israele, in realtà non abbiamo come meta la Terra di Gesù, bensì il nostro ritorno a casa, un po’ trasformati, un po’ migliorati e cresciuti nella fede, rinvigoriti nella carità e rinsaldati nella speranza, dopo essere stati in quella terra benedetta.

Se poi vogliamo dirla tutta, potremmo concludere così, ancora con San Paolo, “la nostra patria è nei cieli”, e qui sulla terra saremo sempre dei pellegrini!

Buon pellegrinaggio della vita!

Don Giovanni