COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

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Maria Regina

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La parola del parroco

Ancorati a Cristo

È un gioco di sguardi quello che scuote il cuore e cambia la vita di Pietro Sarubbi, attore che nel film “The Passion” di Mel Gibson è nei panni di Barabba.

Ce lo racconta lui stesso, a Barzago, nella nostra comunità, lo scorso 28 marzo, in una serata veramente intensa che tutti siamo contenti di aver vissuto e che leggeremo in queste pagine sul numero del prossimo mese.

Non posso che non rileggere con questa immagine il cammino che anche quest’anno ci porta alla Pasqua, la festa “Che dà origine a tutte le feste”. Tutto parte da quegli occhi.

Occhi di Gesù, che nonostante il tentatore mette alla prova nel deserto, sono fissi nel Padre, che rimane sempre fedele. Intenso e bellissimo  lo sguardo tra il Messia, stanco, seduto al pozzo e la donna di Samaria.

Gesù è capace di leggere nel cuore di questa donna la vera sete di senso e di amore che la abita nel profondo. Tutti i suoi compaesani la guardavano con disprezzo, lui invece con grande amore e compassione.

Quanto vorrebbe Gesù che i giudei discutendo con lui aprissero gli occhi e il cuore, uscendo dalle loro paure, dai loro pregiudizi e dalle loro chiusure. Invocano la fede di Abramo, senza ricordare che Abramo, pur vedendo la realtà complicata e poco promettente che gli si prospettava davanti, aveva gli occhi fissi in Dio e nella sua promessa, la sola che non può venire meno. 

 

Il cieco nato dalla nascita è visto da Gesù, dai suoi occhi. Solo questo sguardo – lo sguardo del Signore – è capace di guarire i suoi occhi malati, la sua cecità. Il cieco trova in Gesù la luce e inizia il suo percorso che da mendicante seduto lo trasforma in testimone deciso e convinto.

Gli occhi di Gesù piangono la morte dell’amico Lazzaro, sanno vedere il dolore delle sorelle Marta e Maria, ma invitano anche a guardare oltre: oltre la tomba, oltre  la morte…oltre, nella vita eterna.

E ci avviciniamo alla festa in cui Gesù coi suoiocchi guarda l’umanità in un modo tutto nuovo. Sa vedere nel servizio il vero potere, nella consegna il dono gratuito, nel  traditore l’amico. Sa vedere nel dolore l’affidamento, nel ladro il pentimento, nella croce la vita, nella morte la resurrezione!

Davvero riconosciamo allora di aver bisogno degli occhi di Gesù. Il desiderio che nasce nei nostri cuori è quello che lui ci guardi e che lui ci insegni a guardare; a vedere ciò che conta, a cogliere i piccoli semi della presenza di Dio nel mondo, a cogliere i segni della sua fedeltà e della sua premura nella nostra storia personale, a vedere che non ci abbandona mai.

A volte sentirsi gli occhi degli altri addosso ci immobilizza, ci fa sentire giudicati, disprezzati. Gli occhi di Gesù non sono così. Raccontava mia nonna che, quando da bambina partecipava alla messa di Pasqua, con l’acqua santa benedetta durante la celebrazione ci si bagnava gli occhi  e si bagnavano gli occhi dei bambini. Bellissimo segno  da non dimenticare, che fa dei nostri occhi degli occhi  di Pasqua: occhi nuovi.

Servono occhi di Pasqua, capaci di vedere e di comprendere, come diceva Bonhoeffer, che “l’ora della tempesta e del naufragio, è l’ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza”.

Servono proprio questi occhi di Pasqua perché la nostra vita sia più vera, sia amata, sia compiuta, sia gioiosa.

Faccio mie allora le parole di questa preghiera e augurio di Klaus Hemmerle:

Io auguro a noi occhi di Pasqua capaci di guardare nella morte fino alla vita nella colpa fino al perdono, nella  divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore,  nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu.

 E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua!

                                                               Don Giovanni