COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

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Bulciago

La parola del parroco

Sono in te tutte le mie sorgenti

Per andare a San Tomaso, nota località nei pressi di Valmadrera, si possono percorrere più sentieri.
Un sentiero che sale dolcemente attraversando
 il bosco, oppure il sentiero dette “delle vasche”, che costeggiando il torrente Inferno, sale più rapidamente verso il pianoro appunto di San Tomaso.

Che bello poter rileggere così l’esperienza spirituale, come un risalire un torrente, fino alla sorgente.

Risalire alle sorgenti. Tornare dove la propria vita è  cominciata perché una nuova vita possa nascere.
I salmoni compiono questo pellegrinaggio attraversando l’oceano, il fiume e le rocce del torrente.

Anche noi, donne e uomini adulti, portiamo nel cuore il richiamo di quella immediatezza dove essere accolti e accogliere sono tutt’uno, apparsa il giorno della nostra nascita.
L’eco di quel giorno risuona mentre ci arrabattiamo in mille attività, dove il mondo sembra caricato sulle nostre spalle.

Occupati come siamo, sempre di corsa, abbiamo ottimi alibi per fingere di non sentire, delle scuse per raccontarci che il nostro io bambino è morto e sepolto in un passato remoto.
Stretti tra tante scadenze e spesso stanchi abbiamo imparato a circondarci di suoni, a nutrirci di immagini, per reggere alla pressione.

L’inganno tiene fino a un certo punto. La condizione di isolamento, una caduta, o una crisi ci riportano all’evidenza che di tempo ne abbiamo, desiderio di essere riconosciuti pure, solo che la paura è tanta. Di che cosa abbiamo paura?
La paura ci frena, ma non ci ferma. L’istinto ci spinge verso la sorgente, dove siamo stati accolti e amati.
Tornare indietro, perché? Forse per ridiventare bambini, candidi e ingenui?
Non è, invece, perché solo andando alla sorgente, possiamo davvero accogliere e amare?

Ogni anno, anche secondo le norme del Diritto Canonico, ogni sacerdote è tenuto a vivere una settimana di esercizi spirituali. Non solo perché lo dice il diritto, ma anche perché ne sento l’esigenza, in questo mese di febbraio seguirò, obbedendola, questa legge.

Ma a cosa serve una settimana di esercizi?
Mi sembra che la citazione del gesuita padre Stefano Corticelli con cui inizio questa mia riflessione lo dica in modo molto bello:

                       “tornare alle sorgenti.’

L’immagine del ritorno alle sorgenti è molto cara alla Bibbia e viene usata anche in alcuni salmi proprio per dire il rapporto tra l’uomo e Dio, quel legame tra la creatura e il Dio Creatore che attira a sé ogni cuore.

Fermarsi, dare spazio al silenzio, alla meditazione della Parola, al rapporto prolungato con Dio, alla rilettura della propria vita, delle proprie scelte, della propria vocazione, fa cogliere la vita come una storia di Alleanza, fa ritrovare in noi i tratti del Figlio di Dio, Gesù, che mediante il dono dello Spirito Santo ci sono stati impressi grazie al sacramento del Battesimo.

Il giorno dell’ordinazione diaconale e poi di quella presbiterale, noi sacerdoti abbiamo fatto delle promesse a Dio e alla Chiesa. Ne siamo ancora fedeli?

Così il tempo degli esercizi spirituali è opportuno e favorevole per fermarsi e ripartire.

Anche don Simone e suor Giovanna avranno il loro tempo di esercizi spirituali nel mese di marzo.
Ma questa è una prerogativa e necessità solo di sacerdoti e religiosi?

Direi proprio di no.

Tornare alle sorgenti è necessità e desiderio di ognuno di noi.
A volte non ce ne accorgiamo, a volte non ne abbiamo la consapevolezza piena, ma, sento sempre più vera questa espressione di  Sant’Agostino:

“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.

Così anche la nostra comunità in questo mese di febbraio ha la possibilità di fermarsi, nei giorni delle così dette Quarantore.
Sono le giornate eucaristiche che da secoli la chiesa propone ai fedeli, per fermarsi, nell’adorazione dell’Eucaristia, nel silenzio, nell’ascolto della Parola e nella riflessione personale e comunitaria e appunto perché ciascuno possa un po’ tornare alle sorgenti della propria vita, ritrovare sé stesso e riallacciare, rinvigorire e rinnovare il rapporto fondamentale con il Padre che sempre crea, col Figlio che sempre ama e con lo Spirito che sempre santifica.

Tornando al paragone iniziale del percorso “delle vasche”, il nostro rapporto con Dio è un po’ come una serie di cascatelle. Ogni cascata si getta in un piccolo specchio d’acqua, poi riforma una cascata e il tutto si ripete, fino a valle.

Sembra questa l’immagine del poeta che scrivendo il salmo 42, forse guardano il fiume Giordano dalla sorgente e nei suoi primi inizi, così si esprimeva:

“Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate”.

E da questo i Padri della Chiesa composero il noto detto:

“Abissus miserie, invocat abissus Misericordiae”,

ossia: L’abisso della nostra miseria si tuffa nell’abisso della Misericordia di Dio.    

Le giornate eucaristiche che avremo la grazia di vivere dal 20 al 23 febbraio con l’aiuto della predicazione di Don Marco Fusi (responsabile della pastorale giovanile della nostra Diocesi) diventino davvero per tutta la comunità occasione per risalire alla sorgente, alla grazia di Dio, ritrovare slancio ma anche occasione per gettare tutte le nostre miserie, limiti, mancanze e necessità nell’oceano sconfinato della Misericordia di Dio.

                                                             Don Giovanni