COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

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La parola del parroco

Orme sulla sabbia e
peccati scritti nella polvere

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore, e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che per ogni giorno della mia vita, apparivano orme sulla sabbia: una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi posti
c’era solo un’orma… Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita;

i giorni di maggior angustia, maggiore paura e maggior dolore… Ho domandato allora:

“Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”

Ed il Signore rispose: “Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta il tuo cammino e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato…
i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

Sembrerà poco originale iniziare questa riflessione con questo celebre racconto.

Qualcuno la chiama “parabola brasiliana”, altri “anonimo brasiliano”, non so esattamente che origini abbia ma penso che tutti la conosciamo. Vi confido però che ogni volta che la rileggo o la ripenso mi sembra sempre che sia qualcosa di nuovo.

In ogni età e periodo della vita abbiamo bisogno di risentirla, di riscoprirla e soprattutto di vedere così l’agire di Dio.
Lui agisce, è accanto a noi, ci è vicino nei momenti di gioia, ma in quelli più duri, sofferti e complicati, nei quali ci sembra assente, addirittura ci solleva, ci prende in braccio, ma non ce ne accorgiamo.

 Solo riguardandoci indietro possiamo scoprire il suo intervento provvidenziale. Nei prossimi giorni ci accingiamo a vivere quei giorni di grazia per la nostra comunità che sono le giornate eucaristiche.

Perché fermarsi davanti a Gesù esposto sull’altare?
Perché adorare?
Perché di giorno, e quest’anno anche di notte, venire a pregare davanti al “pane di vita”?

Forse perché abbiamo bisogno di lui e soprattutto vogliamo riguardare alla nostra vita e a riscoprire le sue orme sulla sabbia, quelle in cui ha camminato al nostro fianco e quelle in cui ci ha preso in braccio.

Ma fermarsi davanti all’Eucaristia è anche uno sguardo di fiducia verso il futuro. Se Dio mi vuole così bene da dare la vita per me, da farsi cibo per me, sono sicuro che anche nel futuro mi prenderà in braccio e si prenderà cura di me.

Adorare è un gesto di stupore ma è soprattutto un atto di fede. Così siano per noi e per la nostra comunità queste giornate eucaristiche.

Guardando ancora un po’ più avanti, ecco che la sabbia nei miei pensieri si trasforma in polvere, la polvere o meglio, la cenere, con la quale iniziamo la Quaresima.

“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”.

È una polvere che durante l’imposizione si attacca ai capelli, e fatica ad andarsene.
Se c’è però un episodio evangelico su cui voglio soffermarmi quest’anno pensando alla Quaresima e a questa polvere, lo troviamo al capitolo 8 del Vangelo di Giovanni.
I Farisei vogliono mettere in difficoltà Gesù portandole una donna colta in adulterio.
La sottopongono al suo giudizio.
Se con lei fosse stato clemente lo avrebbero accusato di non seguire la legge di Mosè che prevedeva la lapidazione per punire questi peccati.
Se fosse stato duro con lei, lo avrebbero accusato di incoerenza.
Colpisce però la reazione di Gesù: scrive per terra, sulla polvere.

Chissà cosa avrà scritto?

 

Sant’Agostino in un suo commento a questo testo dice che Gesù scrisse i peccati, sulla polvere, per poi poterli cancellare.
Alla sua famosa sentenza “chi è senza peccato scagli la prima pietra”

sappiamo che tutti se ne andarono, uno alla volta.
La scena sembra focalizzarsi su quella donna, che comprendendo il suo peccato, si sente però dire da Gesù: “neanche io ti condanno”.

In conclusione, cosa ci auguriamo?
Orme sulla sabbia che rimangano bene impresse soprattutto nella nostra memoria e alimentino la nostra fede e la nostra fiducia, ma anche peccati scritti sulla polvere, perché possiamo vivere la Quaresima come vero tempo di conversione, nel senso più vero, che cambi cioè il nostro modo di guardare a Dio che dà grande valore al poco o tanto bene che sappiamo compiere, mentre i nostri peccati, come dice il profeta Isaia, “se li getta dietro le spalle”.

Buon cammino!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Don Giovanni