COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

Bevera

Bulciago

Oratorio Santi Giovanni e Paolo di Verdegò

Cenni storici

L’abitato di Verdegò evolve lunga un antico tracciato viario romano e altomedievale, identificato come Via Longa, che collegava verosimilmente Como con Bergamo e lo attraversava sulla sommità della collina. All’esterno del caseggiato, procedendo in direzione Bergamo, sorse una modesta chiesuola dedicata ai Santi martiri Giovanni e Paolo, soldati romani fratelli di sangue e di fede. Secondo la passio sarebbero stati trucidati in gran segreto nella loro casa al Celio in Roma il 26 giugno 362, al tempo dell’imperatore Giuliano l’apostata. Resta ignota la ragione riconducibile a tale scelta, che potrebbe scaturire da una presenza militare romana nei dintorni, oppure dal manifestarsi della devozione privata di un signorotto del luogo o in memoria di un pellegrinaggio compiuto nella Città Eterna.

La chiesuola si affaccia sul palcoscenico della storia per essere censita nel più antico repertorio diocesano dei santi in essa venerati, compilato alla fine del secolo XIII, il già citato Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, dal quale risulta: «In plebe Massalia, loco Mardagore ecclesia Sanctorum Iohannis et Pauli»

Il toponimo, nelle sue diverse accezioni, identifica il luogo a partire dalla carte più antiche del secolo XI fino al Settecento, epoca di passaggio dalla forma dispregiativa a quella attuale di Verdegò, meglio connaturato con l’ambiente.

Territorio nel quale sono presenti importanti enti ecclesiastici proprietari di fondi, quali il monastero benedettino di San Dionigi di Milano, la Chiesa di Monza mediante la corte di Cremella e il Capitolo pievano di San Vittore di Missaglia.

Il luogo di culto però non diventa fulcro dell’azione liturgia per la comunità qui residente perché, esigua e con scarse risorse economiche, non è in grado di garantire la presenza di un sacerdote per la cura delle anime, perciò partecipa alle ufficiature celebrate nella chiesa di San Bartolomeo di Barzago. Tant’è che la cappella di Verdegò scompare dai successivi cataloghi ecclesiastici diocesani del 1398 e del 1564.

I primi ragguagli sul luogo di culto sono presenti negli atti di padre Leonetto Chiavone, che lo stesso giorno, dopo la visita alla parrocchia di Barzago, procede a quella della chiesa dei Santi Paolo e Giovanni di Merdagò.

Evidente è lo stato di abbandono dell’edificio: aperto, sebbene coperto con tegole, in parte suolato con pietre vive; dispone di una campanella sorretta da un pilastrello sulla porta della chiesa; all’interno è presente un piccolo altare e la gente afferma che un tempo c’era il paramento per la celebrazione delle Messe, ma è stato sottratto e più non si celebra, né dispone di alcun reddito. Il visitatore vieta qualsiasi celebrazione, subordinata all’adeguamento dell’edificio affinché corrisponda alle Istruzioni generali.

Condizione confermata dal curato Giuseppe Riva (1564 – 23 novembre 1571) in una nota sulla parrocchia, quando scrive: «Merdagor sotoposto a detta cura lontano mezo miglio ivi li è uno / oratorio dove si celebrava, et si sepelivano i morti ma adesso non / si li celebra manacho si sepelischono morti per non esser secondo / l’instrutione generale et è di fuochi n° 12».

San Carlo il 19 agosto 1571 rileva una situazione pressoché invariata, aggiungendo solo qualche piccolo dettaglio. L’aula è giudicata sufficiente per accogliere i fedeli di Merdagori. L’abside è stata rifatta di recente. Sulle pareti interne sono visibili alcuni dipinti consunti dall’antichità. Il tetto è privo di soffitta e piove dentro. Il pavimento è sconnesso. Due le porte di accesso: la principale e una sul versante meridionale.

L’arcivescovo Federico Borromeo il 15 luglio 1611, mentre conferma la fatiscenza dell’edificio e vieta ogni celebrazione, raccoglie tra i fedeli di Merdagoris una testimonianza interessate: nel terreno ad esso circostante, invaso dai rovi, sono sepolti i defunti e l’oratorio rientra nell’itinerario delle rogazioni.

Elementi che concorrono a prefigurare un luogo di culto assai antico, forse anche altomedievale, bello e riccamente decorato in origine, ma che dopo il fervore iniziale perde progressivamente la centralità cultuale abbandonato a se stesso, verosimilmente per la mancanza di redditi.

 

All’inizio del Settecento un certo Giovanni Antonio Viganò figlio del fu Francesco, scalpellino abitante in Verdegò, manifesta la volontà di erigere un nuovo luogo di culto sulle vestigia del precedente oratorio e, nel maggio del 1718, chiede l’autorizzazione agli organi curiali, sottoscritta dal parroco di Barzago Giovanni Battista Negri, rilasciata il successivo 3 giugno.

Alla pratica è allegato il disegno a penna della pianta dell’edificio che si intende costruire con le dimensioni: l’aula misura circa 11,30 metri in lunghezza e 4,76 metri in larghezza, conclusa dal coro riservato verosimilmente ai confratelli. L’oratorio è ultimato nell’arco di quattro anni, così che il 2 maggio 1722 il parroco di Barzago Giovanni Battista Negri chiede ai superiori la benedizione del luogo di culto che giunge il 16 maggio.

Ma il giorno della inaugurazione, ipotizzato nella ricorrenza liturgica dei Santi martiri Giovanni e Paolo, dunque il 26 giugno 1722, rivendicano la paternità dell’opera i fratelli Perego di Bevera, che nella notte fissano all’esterno della chiesa una lapide con il loro stemma gentilizio, contrapposta a quella collocata all’interno che attribuisce il merito della costruzione a Giovanni Antonio Viganò, come certificano i documenti. Cerimonia dunque rimandata per risolvere la controversia e l’oratorio è aperto al culto il 22 marzo 1730 con la benedizione del prevosto di Missaglia e vicario foraneo Carlo Alfonso Piazza, su delega del vicario generale della Curia Arcivescovile di Milano Giovanni Battista Stampa.

Bibliografia essenziale: N. PEREGO, Verdegò. Sulla sommità della collina, Barzago 2012, 186. I. ALLEGRI, San Bartolomeo di Barzago – Dalle origini all’Ottocento, Barzago 1999, p. 271. N. PEREGO, L’oratorio dei Santi Martiri Giovanni e Paolo di Verdegò, parrocchia di Barzago e la Confraternita della Buona Morte, in Archivi di Lecco n. 2, Lecco 1988.

ASPETTO ARTISTICO E ARCHITETTONICO